Il patron della factory brianzola racconta come si è sviluppato il restauro (con upgrade) di una Series degli anni Sessanta che, oltre al superbo look, sfoggia una potenza e una guidabilità che la rendono irresistibile
Testo di Franco Picchiottini – Foto di Elfo Picchiotini
Questa Land Rover 88, costruita nel 1967, era appartenuta a un mio carissimo amico e in quarant’anni aveva percorso 73.828 chilometri sulle strade intorno alle Dolomiti. Non era proprio mia intenzione vendere questa bella 88 Series 2A Station Wagon, quindi per un po’ di anni l’avevo ricoverata sotto un portico, lontano da occhi voraci, ripromettendomi di restaurarla per poi usarla nei raduni di Land Rover storiche.
Ma un giorno è arrivato Andrea e, dopo una lunga chiacchierata, ci siamo trovati in sintonia su parecchi aspetti, soprattutto la passione per la vela e per le auto “fuori dagli schemi”. Cercava una 88 con questo e quello… Proprio un’auto come piaceva a me, ma che forse non avrei mai avuto possibilità di “fare”, pertanto ho deciso di mostrargli la “mia” 88 Series 2A che dormiva sotto il portico e Andrea subito ha annuito, affermando che era la macchina giusta per quello che aveva in mente.
Dopo una decina di giorni l’88 è arrivata in officina, dove è stata lavata e pulita in ogni piccolo angolo, smontata e con tutti i gruppi meccanici disassemblati.
Nel corso di quarant’anni trascorsi su strade sterrate e innevate, i ristagni di fango e sale avevano corroso pesantemente il telaio. Entrambi ne eravamo al corrente ma si sperava che il telaio, dopo averla smontata, non presentasse altre sorprese oltre a quelle già visibili.
Non era così, quindi si è deciso di iniziare con un nuovo telaio completamente zincato a caldo, per evitare di ritrovarsi con lo stesso problema fra quarant’anni… Be’, che c’è di strano? Non sapete che la Land Rover non è solo vostra, ma sarà anche dei vostri figli e nipoti?
Dopo la sabbiatura i ponti sono stati verniciati a polvere e successivamente sono stati montati due differenziali della Range Rover 3.5, per aumentare il rapporto di velocità, e quattro freni a disco (dei quali gli anteriori autoventilanti) con servofreno e ripartitore per migliorare la frenata.
Al cambio, completamente revisionato, è stato aggiunto un overdrive per disporre di rapporti intermedi delle marce e di una quarta marcia con un rapporto più lungo.
L’impianto elettrico è totalmente nuovo, con alcune modifiche per renderlo ancora più sicuro e funzionale.
E il motore? Be’, è il cuore di tutto il progetto! L’originale 2.3 a benzina è stato mantenuto, ma completamente rivisto per portare la cilindrata a 2.8 litri e raggiungere una potenza massima di quasi 120 HP.
Mentre lavoravamo sulla meccanica tutta la carrozzeria è stata portata a lamiera nuda, risanata nei diversi punti dove l’elettrolisi ha consumato l’alluminio per poi essere verniciata nel classico Bronze Green. Da notare, nella posteriore, il portasci voluto dal cliente e costruito da noi in stile retrò utilizzando acciaio inox spazzolato e teak. È imbullonato al portellone sfruttando i fori originali per il supporto della ruota di scorta.
Tutta la selleria è stata rivestita in morbida pelle verde, e i pannelli interni con vinile dello stesso colore. Anche i vetri sono stati sostituiti con quelli di tonalità verde, un costoso optional dell’epoca utilizzato solo sulle serie speciali.
Quindi abbiamo concluso installando un radiatore di riscaldamento supplementare nella parte posteriore dell’abitacolo e un impianto a GPL per poter circolare nei centri storici. Il restauro di questa 88 Series 2A è stato un lavoro lungo e certosino, ma il risultato appaga sia gli occhi che il piacere di guida.
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